Il blocco dei diesel Euro 5 è stato posticipato al 1° ottobre 2026, e come sempre, il dibattito si è acceso tra chi parla di “buon senso” e chi grida al tradimento degli impegni ecologici. Ma forse la vera domanda non è se il rinvio sia giusto. È che cosa rivela questo continuo oscillare tra rigore ambientale e proroghe sociali.
Una misura simbolica, ma poco incisiva
Bloccare la circolazione degli Euro 5 può sembrare una scelta coraggiosa. Ma quanto incide realmente? In Italia, i diesel Euro 5 costituiscono una parte consistente del parco circolante—oltre 500.000 veicoli nel solo bacino padano—ma non sono i peggiori inquinanti. I più vecchi, spesso ancora in circolazione nelle periferie o nel trasporto pesante, sfuggono ai controlli o alle deroghe per motivi “di necessità”. Stiamo quindi colpendo una fascia intermedia, che non è né la più responsabile né la più protetta.

Il paradosso dell’elettrico: incentivi che non cambiano la mappa sociale
Spingere la rottamazione e il passaggio all’elettrico ha senso solo se chi ha un Euro 5 ha le risorse per farlo. Ma chi usa un Euro 5 oggi lo fa spesso perché non può permettersi un’auto nuova. Incentivare il ricambio tecnologico può finire per premiare chi avrebbe cambiato auto comunque, lasciando indietro chi è davvero in difficoltà.
E se il trasporto pubblico fosse davvero competitivo, il problema si ridimensionerebbe. Ma qui emerge il nodo: non stiamo offrendo alternative reali. Il rinvio del blocco sembra solo un sintomo di questa incapacità di costruire un sistema diverso, non una scelta strategica.
Il confronto europeo è utile, ma ci mette a disagio
La Germania ha introdotto blocchi locali già da anni, anche più severi. In Francia, la decarbonizzazione urbana è parte di una strategia multilivello che integra mobilità, urbanistica e fiscalità. In Italia, invece, i blocchi sembrano misure difensive, frammentarie, che creano disagio senza produrre reale trasformazione.
Il vero nodo: vogliamo cambiare il mezzo, o il modello?
Rinviare il blocco degli Euro 5 non è un fallimento. Ma è il sintomo di un’ambiguità più profonda: stiamo ancora tentando di sistemare un sistema sbagliato, cercando soluzioni tecniche a un problema culturale, urbano e politico.
Finché non riformuliamo la questione nei termini di diritto alla mobilità sostenibile, e non solo di “blocco delle auto vecchie”, continueremo a curare i sintomi, lasciando intatto il meccanismo che genera disuguaglianza ambientale e inefficienza.
Per evitare il blocco diesel euro 5 trovi nella nostra sezione “offerte” tantissime auto sia elettriche che ibride https://www.autohubnapoli.it/listings/